Storia

Le origini

La data di nascita “ufficiale” del Museo Geologico dell’Università degli Studi di Palermo è il 1860, quando viene istituita la cattedra di Mineralogia e Geologia, e l’annesso gabinetto geologico. In realtà la storia del museo inizia con quella dell’Ateneo palermitano, istituito nel 1779 dal re Ferdinando I di Borbone, con la denominazione di Regia Accademia degli Studi e trasformato nel 1805, in Regia Università degli Studi. È qui che, sin dall’inizio, viene allestito un Gabinetto di Scienze Naturali, a servizio della cattedra di Storia naturale, in cui sono custoditi reperti di vario genere, raccolti dai docenti che nel tempo si susseguono nell’insegnamento delle scienze naturali.

 

Nel 1830, a seguito della vicenda del ritrovamento e del commercio di ossa fossili provenienti dalla grotta di San Ciro a Maredolce (Palermo), il Governo Borbonico, tentando di porre fine alla dispersione dei reperti, da incarico alla Commissione di Pubblica Istruzione, di effettuare un saggio nella Grotta di San Ciro “potendo quelle ossa ad oggetto servire di studio, e formare l’ornamento del Museo di Storia Naturale nella Regia Università di Palermo”. La direzione dello scavo è affidata all’Abate Domenico Scinà (1764-1837), professore di fisica presso l’Ateneo palermitano. Cosi, nel 1832, importantissimi reperti fossili dei vertebrati pleistocenici della Sicilia entreranno a far parte delle collezioni del Museo. Per sistemare e studiare questo materiale nel 1838 viene chiamato, prima come conservatore del Museo di storia naturale, poi come professore di Storia Naturale, Pietro Calcara (1819-1854), il quale mette mano ad un riordino del materiale formando un primo, consistente, nucleo del Museo con le collezioni del Gabinetto di Scienze Naturali che comprendono:

 

  • Collezione di Produzioni Naturali dell’abate Cancilla
  • Collezioni di ossa fossili di Maredolce e di Billiemi (raccolte da Domenico Scinà).
  • Collezione di cristalli di zolfo e salgemma di Pacini.
  • Collezione di rocce e fossili dell’abate Ferrara

 

La prematura scomparsa di Pietro Calcara, che morirà di colera nel 1854, blocca questo processo di crescita del Museo. Nel 1860, con la venuta a Palermo di Gaetano Giorgio Gemmellaro (1832-1904), chiamato a ricoprire la cattedra di Geologia e Mineralogia nella Facoltà di Scienze fisiche e matematiche, viene fondato il museo geologico che in breve diventerà una delle più prestigiose istituzioni museali della città di Palermo e uno tra i principali musei geologici e paleontologici europei. Utilizzando accortamente un capitale di 1.000 onze (somma per l’epoca cospicua), proveniente da un lascito che il conte Cesare Airoldi Arrigoni aveva destinato al Gabinetto di Storia Naturale, insieme alle sue collezioni geologiche e mineralogiche, Gemmellaro poté arricchire il Museo con numerose collezioni, frutto di intelligenti acquisti. A queste si affiancarono quelle che egli stesso andava costituendo, grazie anche alla sua infaticabile opera di studioso e di ricercatore. A questa attività si deve, tra l’altro, la scoperta e lo studio dell’eccezionale sito fossilifero della Valle del Sosio (nei pressi di Palazzo Adriano), risalente al Permiano (circa 240 milioni di anni fa), dal quale proviene una ricchissima collezione di fossili acquisita nel 1887. Tra l’altro proprio la scoperta del giacimento della Valle del Sosio orienterà l’interesse scientifico di Gemmellaro verso gli studi sugli invertebrati fossili del Paleozoico e del Mesozoico, facendone  uno dei principali esperti mondiali delle Ammoniti.

 

L’opera del Gemmellaro, che fu direttore dell’Istituto di Geologia ininterrottamente fino al 1904 e Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Palermo dal 1874 al 1876 e dal 1880 al 1883, rese il Museo palermitano uno dei principali musei geologici e paleontologici del mondo, secondo, a detta degli studiosi dell’epoca, solamente al British Museum di Londra. Alle collezioni esistenti, sistemate dal Calcara, si vennero ad aggiungere, tra le altre:

 

  • La collezione paleontologica del Permiano della Valle del Sosio.
  • La collezione di mammalofaune fossili pleistoceniche provenienti dalle grotte del palermitano, con splendidi esemplari di elefanti nani siciliani.
  • La Collezione Petrografia Siciliana: una raccolta completa di tutte le rocce affioranti in Sicilia (2.200 campioni di rocce). utilizzata quale riferimento per la redazione dei fogli siciliani della Carta Geologica d’Italia (1877-1881), in scala 1:100.000.
  • Una rara collezione di pietre ornamentali siciliane, alcune provenienti da cave oramai esaurite.
  • Una collezione di campioni dell’isola Ferdinandea, sorta e inabissatasi nel Canale di Sicilia nel 1831, raccolti personalmente da Carlo Gemmellaro, padre di Gaetano Giorgio, inviato in missione esplorativa sull’isola dal governo borbonico, impreziosita da un acquarello, dipinto dallo stesso Carlo, raffigurante l’isola già parzialmente smantellata dal moto ondoso.

 

Prima metà del Novecento

Nel 1911, con la creazione dell’Istituto di Mineralogia, le collezioni mineralogiche vennero scorporate dal patrimonio del Museo geologico ed affidate a questo nuovo istituto. Tale perdita venne compensata dal continuo ampliamento delle collezioni esistenti e dalle nuove acquisizioni che, dal 1913 fino al 1940, vennero realizzate dagli studiosi che si avvicendarono alla direzione dell’Istituto e del Museo di Geologia: Giovanni Di Stefano (1856-1918), Mariano Gemmellaro (1879-1921), Francesco Cipolla (1880-1947), Ramiro Fabiani (1879-1954). Il Museo occupava un grande salone espositivo ubicato al secondo piano della ex Casa dei Teatini in via Maqueda, storica sede dell’Università di Palermo.

 

A partire dagli anni 40 del XX secolo, una serie di eventi catastrofici portarono alla chiusura del museo. Prima il violento terremoto del 16 marzo 1941, quindi gli eventi bellici e, in particolare, gli intensi bombardamenti anglo-americani precedenti allo sbarco in Sicilia (il Museo venne colpito da una bomba che attraversò il salone del Museo, fortunatamente senza esplodere, ma danneggiando in parte l’edificio e alcune collezioni), poi un allagamento degli scantinati dell’Istituto di Fisica, dove erano state collocate temporaneamente le collezioni.

 

Seconda metà del Novecento

Nel 1965, per far fronte ad esigenze di spazio, l’Istituto di Geologia venne sloggiato dalla storica sede di via Maqueda e trasferito, provvisoriamente, in fatiscenti e angusti locali in corso Calatafimi; i reperti del Museo vennero frettolosamente imballati in casse che furono accatastate in depositi di fortuna.

 

Con il trasferimento dell’Istituto di Geologia nella attuale sede di corso Tukory 131, avvenuto nel 1970, e con la nomina nel 1975 di  Enzo Burgio (1946-2001) a conservatore del Museo, si gettano le basi per una rinascita del Museo. Infatti l’intero piano terra dell’edificio di corso Tukory viene destinato al Museo; esso comprende un vasto salone espositivo che consentirà il riallestimento della sezione ostensiva. Paleontologo di grande spessore, Burgio affronta questo incarico con il rigore dello scienziato e con  l’entusiasmo del cultore appassionato e, nel 1985, il Museo riapre i battenti con la mostra “I Fossili di Sicilia”, che inaugura il salone espositivo, ove è stato allestito un percorso museale che racconta la storia geologica della Sicilia, attraverso l’esposizione di fossili siciliani delle diverse ere geologiche, a partire da quelli permiani di oltre 240 milioni di anni fa, fino alle più recenti faune pleistoceniche a vertebrati ed all’uomo. Il Museo viene intitolato al suo fondatore, Gaetano Giorgio Gemmellaro, quasi a volerne sottolineare la rinascita.

 

Nel 1986 si avvia la pubblicazione della collana di monografie geologiche, i “Quaderni del Museo Geologico G. G. Gemmellaro”, dedicate, di volta in volta, a diversi temi delle scienze della Terra. Viene stipulata una convenzione con il Comune di Palermo che rende possibile istituire un servizio di visite guidate rivolto alle scuole di ogni ordine a grado. Inoltre, con la Legge Regionale 80/77, il Museo diventa il depositario dei ritrovamenti di fossili avvenuti nel territorio della Regione Sicilia.

 

Nel 1987 viene istituito il  Dipartimento di Geologia e Geodesia, di cui  il Museo Gemmellaro costituisce una sezione.

 

Oggi

Nel 2001 il salone espositivo del museo viene intitolato al conservatore Enzo Burgio, prematuramente scomparso.

 

Nel 2004, nella ricorrenza del centenario della morte di Gaetano Giorgio Gemmellaro, vengono organizzate numerose manifestazioni ed esposti nuovi reperti.

 

Nel 2005 prendono servizio due unità di personale con funzioni di conservatore, le dott.sse Carolina D’Arpa e Carolina Di Patti. Nel dicembre 2005, in occasione delle celebrazioni del Secondo centenario della fondazione dell’Università degli Studi di Palermo, viene inaugurato il “Salone degli Elefanti”, dedicato all’illustrazione delle faune pleistoceniche ad elefanti “nani” della Sicilia.

 

Nel 2007, con il trasferimento del Dipartimento di Geologia e Geodesia nei locali di Via Archirafi, il Museo ha aumentato i sui spazi espositivi, occupando tre piani dell’edificio di Corso Tukory, 131.

 

Dal 2010, il Museo ha fatto parte del Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare e dal 2017 del Sistema Museale di Ateneo.

 

L’attività del Museo non si limita allo studio, catalogazione ed ostensione dei reperti; esso continua a svolgere la sua funzione di Museo scientifico, frequentato da studiosi di tutto il mondo che vengono qui per studio e confronto delle collezioni (il Museo custodisce oltre un migliaio di olotipi), e inizia un’attività di organizzazione e partecipazione a numerose mostre itineranti e stanziali ed ad altre iniziative culturali di tipo geologico.

 

 

Museo Geologico G. G. Gemmellaro

Università degli Studi di Palermo

Corso Tukory, 131

90133 PALERMO, Italia

Codice Fiscale 80023730825

Partita IVA 00605880822

 

091 2386 4694

museogemmellaro@unipa.it

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